mercoledì 1 ottobre 2014

Tra il "diversamente rap" e l'"hooligan del pop": il caso Fedez.

Le qualità che un rapper deve necessariamente avere sono due: essere bravo a parlare degli altri, ed essere capace di far parlare di sé. 
Ecco che Fedez, sebbene preferisca definirsi “diversamente rap”, è riuscito a combinare queste caratteristiche costruendo attorno a sé un personaggio dalle mille sfumature, conquistando sia l’universo discografico con la nuova etichetta Newtopia, sia il mondo televisivo che l’ha accolto come giudice di X-Factor, sia la sfera politica con la sua vicinanza al Movimento Cinque Stelle.




Risale a ieri, 30 settembre 2014, l’uscita di Pop-hoolista, disco che appare agli occhi dei giornalisti come una coloratissima caramella gommosa per dei bambini. Il titolo gioca volutamente con il doppiosenso “populista” e “hooligan del pop”. Sul primo nome ci siamo: questo album così intriso di polemica politica e sociale non può sfuggire alla stessa accusa ripetutamente mossa contro Beppe Grillo e il suo Movimento, per il quale Fedez sta scrivendo una canzone in occasione del raduno del M5S al Circo Massimo di Roma previsto per questo ottobre.

Bisognerebbe invece capire se l’indole ribelle appartenga di più a un “hooligan” o a un teenager che non rispetta il coprifuoco.


Come possiamo intuire dalla copertina, dove Fedez vomita l’arcobaleno, il rapper milanese nel nuovo album ne dice di tutti i colori. Da Veleno per topic, primo singolo, da molti interpretato come dissing nei confronti di Fabri Fibra e Marracash e in particolare rivolto alla loro manager Paola Zukar (“sono il manager di me stesso, non sono una sanguiZukar”), alla pungente critica ecclesiastica in Cardinal Chic, passando per la finta lettera a Barbara D’Urso in Non c’è due senza trash e arrivando alla denuncia sociale del secondo recentissimo estratto Generazione Boh.




Così si commenta su YouTube. Sì, ma la sua personalità tanto complessa quanto contraddittoria è anche innegabilmente interessante.

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